Rivista Aeronautica

Ultimo Numero: 4/2023

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Rising Sun. L’ Aeronautica Militare si rischiera in Giappone

Rising Sun. L’Aeronautica Militare si rischiera in Giappone

di Emanuele Salvati

Quando le ruote del primo velivolo dell’Aeronautica Militare toccano la pista dell’aeroporto di Komatsu è ormai buio. Nonostante siano passate da poco le 21 il piazzale da dove operano gli F-15 del 6th Wing della Kōkū Jieitai, l’aeronautica giapponese, è pieno di persone. Ad accogliere gli “aviatori italiani” il Col. Atsushi Miyake, Flight Group Commander della JASDF (Japan Air Self Defense Force) insieme ad una nutrita rappresentanza del reparto e alla stampa nipponica. Sono le bandiere che sventolano una vicina all’altra e il caloroso applauso che ci accoglie a farci capire che, quella appena conclusa, può essere considerata a tutti gli effetti un’impresa. Come quella che, poco più di 100 anni fa, portarono a termine i piloti Ferrarin e Masiero insieme ai loro meccanici Gino Cappannini e Roberto Maretto. Un legame che, a distanza di poco più di un secolo, si è ulteriormente rafforzato con l’arrivo della formazione di 10 aeroplani. «All’epoca – ha ricordato il Col. Luca Crovatti, Mission Commander del rischieramento in Giappone riferendosi al Raid Roma-Tokyo del 1920 – due coraggiosi piloti italiani arrivarono in Giap- pone dopo tre mesi di viaggio a bordo di semplici biplani. Quest’anno, nel Centenario dell’Aeronautica Militare, abbiamo replicato questo viaggio con assetti tra i più avanzati al mondo». Quattro F-35, di cui tre provenienti dal 32° Stormo di Amendola e uno dal 6° Stormo di Ghedi, tre KC-767A, due in versione tanker per riferimento in volo e un main body per trasporto di attrezzature e personale, un G.550 CAEW (Conformal Airborne Early Warning) e due C-130J, uno dei quali si è fermato Singapore per fornire copertura durante la rotta di rientro, per il SAR (Search And Rescue) oceanico hanno infatti coperto una rotta di 10mila chilometri prima di arrivare in Giappone.

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Torna in volo il G.91

Torna in volo il G.91

di Vittorio Rogoli

Chi l’avrebbe mai detto, dopo trent’anni dall’ultimo volo, di rivedere un FIAT G.91 solcare i cieli. Eppure è successo! E non all’estero dove il contesto storico aeronautico è ben consolidato, bensì in Italia, dove un team congiunto di civili e militari è riuscito nell’impresa. Un progetto di collaborazione unico nel suo genere, impegnativo e pieno di problematiche da risolvere. Così può essere riassunta questa fantastica avventura di ripristino in condizioni di volo dell’unico esemplare al mondo volante di questo velivolo. Il progetto nasce nel contesto dell’organizzazione degli eventi commemorativi per il Centenario dell’Aeronautica Militare. A seguito di uno studio di fattibilità della Forza Armata di alcuni progetti posti sul tavolo di lavoro, la decisione è ricaduta sul G.91 in quanto simbolo di italianità ed eccellenza nazionale. L’impresa si è rivelata fin da subito difficoltosa sia per i tempi strettissimi necessari a raggiungere l’obiettivo, circa 2 anni, sia per la carenza di velivoli integri e dotati di relativa documentazione. A tutto ciò si aggiunga la scarsità del materiale di ricambio, della documentazione tecnica e delle conoscenze tecniche della macchina che il personale dell’A.M. aveva in passato. Fra i rarissimi esemplari rimasti integri e “librettati” vi è il FIAT G.91R/1A, sn 169, MM6305 conservato nella collezione dell’imprenditore Renzo Catellani, proprietario della ditta Callegari srl e dell’associazione Volafenice, già noto nel panorama aeronautico per le imprese del suo team di restauro che ha riportato in volo i velivoli ex Aermacchi MB.326E ed MB.326K. L’accordo di collaborazione fra la Forza Armata e la ditta Callegari srl prevede la realizzazione del progetto presso il Distaccamento Aeroportuale di Piacenza San Damiano tramite la disponibilità ingegneristica della Callegari e dei loro specialisti. La Forza Armata provvede quindi a fornire i luoghi, i materiali ed il personale tecnico-specialistico ed amministrativo del nuovo “Nucleo Valorizzazione Patrimonio Storico Aeronautico” sotto la guida del Ten. Col. Francesco Dante. Ad essi, si aggiunge lo sponsor economico, ovvero la ditta ACS di Gabriele Zanchetta. Cosi, nel novembre del 2021, avviene il trasporto del velivolo dal museo Volafenice di Reggio Emilia verso Piacenza per l’inizio dei lavori ed il conto alla rovescia. Obiettivo: la manifestazione aerea del Centenario della Forza Armata di Pratica di Mare a giugno 2023.

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Aeroporti Azzurri

Aeroporti Azzurri

di Antonio Calabrese

La continua evoluzione dello Strumento Militare, con l’introduzione di mezzi e sistemi d’arma caratterizzati da sempre maggiore complessità e sviluppo tecnologico, basti pensare ai velivoli di 5a e 6a generazione, richiede un sistema di supporto logistico ed infrastrutturale al passo con i tempi. Per tale motivo le Forze Armate hanno promosso dei programmi di rinnovamento di ampio e lungo respiro che andranno a concretizzarsi nel corso dei prossimi anni. L’Aeronautica Militare, in particolare, ha dato il via al progetto “Aeroporti Azzurri” che, declinato secondo 5 macro aree principali, prevede il rinnovamento delle infrastrutture operative e logistiche, l’adeguamento sismico degli istituti di formazione, l’efficientamento energetico del parco infrastrutturale, la realizzazione e l’adeguamento delle strutture alloggiative collettive e la valorizzazione del patrimonio storico della Forza Armata. Dal punto di vista logistico-infrastrutturale il cuore operativo dell’Aeronautica Militare, il cosiddetto footprint territoriale, si basa su 25 aeroporti principali su tutto il territorio nazionale. A questi si aggiungono le infrastrutture di supporto all’operatività, come ad esempio gli istituti di formazione e le scuole di volo, e una moltitudine di realtà quali ad esempio i centri di manutenzione, i laboratori tecnici di controllo, i depositi, i servizi tecnici distaccati, le stazioni meteo remote, gli oleodotti e le reti in fibra ottica, distribuiti su più di 150 sedimi. Un programma di ammodernamento infrastrutturale di così larga scala mira, innanzitutto, al raggiungimento di elevate capacità di resilienza energetica, da realizzarsi, in particolare, mediante la produzione e l’approvvigionamento da fonti sostenibili in un alveo certo di cyber security, per rispondere in modo efficace alle sempre crescenti e multiformi minacce di varia natura.

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Editoriale

Cari lettori,

per il quarto numero della Rivista Aeronautica vi accompagneremo in un lungo viaggio che dall’estremo oriente vi porterà in alto fino a varcare le soglie dell’atmosfera. Partiamo proprio dal Giappone, il Paese del Sol Levante, che ha ospitato la “Rising Sun” l’operazione che ha portato una “corposa” formazione di aeroplani dell’Aeronautica Militare a coprire più di 10mila chilometri per operare con la Kōkū Jieitai, l’aeronautica nipponica. Il valore di questa impresa, utilizziamo lo stesso aggettivo che è stato usato dalla stampa giapponese, non sta solo nel numero di aeroplani ma sul fatto che questo pacchetto, composto anche da 4 F-35 che fanno dell’Italia la prima nazione europea a rischierarsi con un velivolo di 5a generazione in Giappone, rappresenta un set-up operativo completo. Una capacità piena composta da fighter, velivoli di supporto, C-130J e KC-767, questi ultimi anche in configurazione tanker, e una piena capacità di gestione della catena di comando e controllo garantita dalla presenza del G.550 CAEW. Questo velivolo infatti rappresenta un elemento particolarmente pregiato che ha garantito, tra l’altro, il collegamento degli assetti italiani con i centri di comando e controllo in Patria. Operare in qualsiasi angolo del mondo e farlo rimanendo integrati nella catena nazionale è un elemento che fa dell’Aeronautica Militare una delle forze aeree più moderne del panorama mondiale. Nello spirito che da sempre caratterizza gli uomini e le donne con l’uniforme azzurra c’è la continua ricerca del progresso, una postura culturale che ha accompagnato la Forza Armata nel suo secolo di storia. La proiezione al futuro e alle sue sfide è al centro dell’articolo di presentazione del progetto “Aeroporti Azzurri” che, nell’ambito di una più ampia iniziativa portata avanti dal Dicastero della Difesa, sta trasformando le infrastrutture militari per renderle più resilienti e al tempo stesso con un footprint ambientale ridotto. Tra passato e futuro, soprattutto nell’anno del Centenario, abbiamo deciso di dedicare un ampio spazio ad una gloria del passato, il G.91, che in occasione dei cento anni della Forza Armata è stato restaurato tornando a volare sui cieli italiani. Un lavoro lungo e complicato quello del personale di Piacenza, servito per riportare in vita le tecnologie di un passato che ha segnato la storia dell’Aeronautica Militare. E non solo, perché troverete come sempre altri interessati approfondimenti sul mondo dell’aeronautica e dell’Aeronautica Militare. Per questo non ci resta che invitarvi a scoprire quanto questo numero possa offrirvi, augurandovi, al tempo stesso, una buona lettura.

Emanuele Salvati

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