Quella che
si è appena conclusa è la terza campagna che, in meno di 12 mesi, ha visto
personale e velivoli
F-35A del
32° Stormo di Amendola rischierati presso la base di Decimomannu, in Sardegna.
Campagna che, complessivamente, porta a cinque le occasioni in cui, fino a
oggi, questi velivoli hanno operato da aeroporti diversi dalla loro “home
base”. Come ci spiega il comandante del XIII Gruppo, magg. pil. Maurizio D.G.,
«il rischieramento è un’attività che è stata programmata con un duplice scopo:
addestrare i piloti al mantenimento delle numerose capacità operative già
conseguite, tra cui quelle legate al suo impiego nel servizio di sorveglianza
dello spazio aereo, nonché proseguire il percorso per il raggiungimento della
piena capacità operativa del sistema d’arma F-35A», prossimo obiettivo per
l’Aeronautica Militare dopo la IOC (Initial Operational Capability) conseguita
lo scorso novembre in occasione del 4th Flying Course del TLP svoltosi, per
l’appunto, sulla base aerea pugliese. Preceduto da un intenso addestramento,
soprattutto al simulatore, perché, come ricorda D.G., è «l’unico ambiente in
cui il sistema d’arma può essere veramente “saturato” e “stressato” con minacce
numericamente e qualitativamente comparabili a quelle che potrebbero
caratterizzare un teatro d’impiego reale»,
il rischieramento a Decimomannu ha visto lo svolgimento di missioni
diurne, notturne e in tutte condizioni meteorologiche (non è un caso che la
campagna sia stata programmata proprio nel periodo invernale), condotte in
coordinamento con il RSSTA (Reparto Sperimentale e di Standardizzazione di Tiro
Aereo) di Decimomannu e il PISQ (Poligono Interforze di Salto di Quirra) di
Perdasdefogu. Tra i coordinamenti pre deployment il magg. D.G. richiama la
nostra attenzione sull’importanza di quello con il ReSIA (Reparto Sistemi
Informativi Automatizzati), responsabile di garantire al Gruppo, ovunque si
trovi, la connettività, la rete, necessaria alla sua operatività. «È una
connettività spinta», dice, sia sotto il profilo della capacità che,
ovviamente, della protezione. Ed è proprio grazie a queste predisposizioni che,
indipendentemente da dove ci si trovi, l’attività del Gruppo rischierato si
svolge secondo lo stesso flusso e organizzazione lavorativa che avrebbe ad
Amendola. «Potrebbe sembrare una banalità, ma non è una cosa da poco», aggiunge
D.G.
di
Stefano Cosci
Leggi l'articolo completo sulla Rivista Aeronautica n° 1 del 2019